19/02/09

UNA SANITA’ FEDERALE? UNA SANITA’ SOLIDALE!

L’approvazione da parte della Camera dei deputati, in sede di seconda deliberazione, del disegno di legge di modifica costituzionale 2544 – D ha posto in capo alle regioni la potestà legislativa esclusiva, tra l’altro, dell’assistenza e dell’organizzazione sanitaria (previsioni del comma 10 dell’art. 39 di modifica dell’art. 117 della Costituzione). E’ prevista la possibilità di intervento sostitutivo, da parte dello Stato, nell’esercizio delle funzioni attribuite (previsioni dell’art. 41 di modifica dell’art. 120). L’attività di tutela, degli associati ma anche e sopra tutto dei fruitori dei servizi sanitari, dovrà, necessariamente, essere oggetto di un incremento qualitativo, in particolare nelle regioni del nostro meridione, in considerazione delle gravi situazioni di sofferenza finanziaria già oggi esistenti. In presenza di classi politiche regionali ignave, vedasi a titolo esemplificativo quella campana, un’organizzazione sindacale vede accresciuto il proprio peso ma, anche e sopra tutto, le proprie responsabilità. Non è possibile non sottolineare che, prima facie, questo tipo di riforma sembra voler circoscrivere ad un ambito territoriale più gestibile, quello che si appalesa come il tracollo prossimo venturo di alcuni servizi sanitari regionali. Non a caso alcuni governatori hanno, addirittura pochi minuti dopo l’approvazione del testo di legge di modifica costituzionale, adottato deliberazioni di giunta che prevedono l’avvio delle procedure per l’indizione di un referendum abrogativo. La mancanza, nei plessi ospedalieri, di farmaci e di attrezzature, pur in presenza di situazioni di pregio professionale, non fanno neanche più notizia. Risulta evidente, per quanto riguarda la specifica attività sindacale, che il ruolo e la funzione delle segreterie regionali dovrà essere ripensato, per consentire ai nostri dirigenti l’espletamento di una specifica funzione di monitoraggio delle realtà territoriali di pertinenza e di proposizione qualificata. L’esigenza di verificare la conformità dei lavori finanziati –e purtroppo in molti casi anche realizzati- ex art. 20 con le specifiche previsioni normative vigenti, il rispetto delle disposizioni della L. 626/94 e s.m.i., la capacità di valutare congrui carichi di lavoro (e la loro ricaduta in termini di servizi quali/quantitativi garantiti o no all’utenza) acquistano, alla luce delle nuove attribuzioni regionali, un’importanza ancora maggiore. La tutela della parte della retribuzione da contrattarsi in ambito regionale corre il rischio di diventare, in diverse regioni, un sorta di terno al lotto considerato lo stato delle finanze. Ma, si sottolinea, la difesa della salute, inteso come bene primario da garantire in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale, diventa, di fatto, l’obiettivo primario degli operatori della sanità pubblica che dovranno impegnarsi, in maniera coordinata a livello nazionale, affinché siano riconosciuti livelli minimi di assistenza razionalmente condivisi.

UGL CONGRESSO NAZIONALE FEDERAZIONE SANITA’ DOCUMENTO PROGRAMMATICO SANITA’ PRIVATA

Premesso che: - La sanità sta cambiando e le regioni hanno e avranno sempre più competenze in materia; - Le strutture sanitarie private tra pochi anni saranno tutte “definitivamente accreditate”; - Anche il CCNL della sanità privata vedrà l’istituzione del CCNL della Dirigenza non medica; - Non decollano ancora i CCA nella sanità privata; - Non esiste una vera tutela del posto di lavoro nella sanità privata né di ammortizzatori sociali. Si conviene che: - Bisogna monitorare tutta la normativa di settore emanata ex-novo a livello regionale o come recepimento della normativa nazionale e contrastare, con ogni mezzo, ogni tentativo di regionalizzazione del CCNL e/o applicazione difforme; - L’accreditamento definitivo delle strutture sanitarie private che, di fatto, le fa rientrare a pieno titolo nel SSN e quindi nel SSR, devono indurre Governo ed Associazioni datoriali a prevedere la copertura degli oneri contrattuali anche per questo settore e a rendere esigibile gli incrementi economici con le stesse decorrenze del comparto pubblico e con gli stessi importi. Questo anche per evitare concorrenza sleale tra le strutture pubbliche e private e soprattutto per non creare Operatori di serie A ed Operatori di serie B; - E’ necessario tenersi pronti all’evenienza, ormai prossima, che anche nel privato venga istituito il CCNL della dirigenza non medica come per il pubblico. Questo non deve farci trovare impreparati e poiché stanno per partire le trattative per raggiungere questo risultato, ogni Segretario provinciale e/o aziendale deve individuare un Coordinatore di settore con il compito di proselitismo nelle strutture sanitarie private e di raccogliere consenso per portare l’UGL alla firma anche di questo CCNL. Ovviamente l’obiettivo è quello di dare, contestualmente, più forza alla nostra sigla in questo comparto; - Risorse per sinergie tra Province e Distribuzione delle risorse - Comunicazione ufficiale alla Triplice e alle OO. Datoriali per partecipare congiuntamente alla discussione della Piattaforma; - Ancora non si riesce a portare le Amm.ni delle strutture sanitarie private a “trattare” i Contratti collettivi aziendali che sono strategici ai fini giuridici per la Federazione Nazionale e la conferma della forza sindacale sul territorio. La nostra attività deve essere orientata anche nei confronti delle Istituzioni regionali (per il rispetto delle rette, tariffe, ecc…) affinché prevedano anche in Conferenza Stato-Regioni la possibilità di stanziare risorse aggiuntive per la copertura degli oneri contrattuali aziendali. Comunque vanno affrontate le seguenti problematiche: assenza di permessi straordinari (ad esempio, in occasione di visite mediche specialistiche), permessi per partecipazioni ad esami-concorsi (ad esempio, per l’ammissione a corsi universitari); permessi per partecipare a processi in qualità di testimone ecc…, permessi e responsabilità economica per il conseguimento degli ECM, chiarezza ed integrazione per le norme specifiche dei Centri di Riabilitazione, adeguamento del premio di incentivazione perché si avvicini sempre più ad un premio di produzione e raggiunga almeno l’importo di una 14° mensilità; - Il punto riguardante la tutela occupazionale, infine, è il più importante di questo documento e deve essere l’obiettivo principale della nostra O.S. Abbiamo il dovere di tutelare i lavoratori e difendere i loro posti di lavoro. Purtroppo lo Stato per questo comparto non prevede ammortizzatori sociali come mobilità, cassa integrazione, contratti di solidarietà ecc…Questo ci impone una conoscenza approfondita della materia, poiché in alcuni casi siamo riusciti a strappare un intervento ministeriale di tutela, ma soprattutto l’attivazione su tutto il territorio nazionale, ad ogni livello regionale e provinciale, di tavoli tecnici che veda attori: OO.SS. firmatarie di contratto, Associazioni datoriali ed Enti Istituzionali (regioni o Prefetti) per l’applicazione dell’accordo nazionale di solidarietà occupazionale (Vd. CCNL ARIS/AIOP) dove ogni struttura sanitaria privata si impegna ad intervenire per la ricollocazione del personale dichiarato in esubero da strutture in difficoltà economiche. Tutto questo con l’obiettivo, naturalmente, di portare tutto il comparto della sanità privata ad avere lo stesso CCNL e, possibilmente, un unico CCNL del comparto sanità senza distinzione alcuna, visto quanto detto sopra, tra sanità pubblica e privata.